Nell’ambito della pastorale di evangelizzazione la parrocchia propone, come da consuetudine, un ciclo di catechesi per giovani e adulti che quest’anno ha preso inizio dal primo lunedì del tempo ordinario.
In questo contesto al pomeriggio dello scorso 28 gennaio, in giorno di sabato, la parrocchia ha ospitato Padre Giovanni Alberti, sacerdote passionista, Rettore del Santuario dedicato a Santa Maria Goretti a Nettuno oltre ad essere il più grande biografo della santa.
Lo scrittore presentato dal parroco Padre Alberto Costa e da Ciro Deplano, avvocato che si è tanto occupato di giustizia minorile, ha dato risalto alla figura del carnefice della santa bambina: Alessandro Serenelli.
Padre Alberti con pacata abilità oratoria è riuscito a trasmettere perfettamente al numeroso pubblico la personalità di Serenelli e a descrivere l’ambiente nel quale fu commesso il delitto.
Il giovane Alessandro, come la famiglia della santa, dal suo paese natale si trasferì a lavorare nell’agro pontino dove conoscerà i Goretti sottolineando che Serenelli ebbe un’infanzia tristemente singolare, una madre che non conobbe, morta pochi mesi dopo la sua nascita, mentre si trovava in una casa di cura per malati mentali e sette fratelli che moriranno tutti in circostanze drammatiche oltre a un padre dedito all’alcool perciò distante e poco attento alla sua formazione.
Questo il quadro in cui il giovane omicida crebbe e si invaghì della piccola Marietta che ormai vedeva cresciuta e sempre più raggiungibile e indifesa, dopo la morte del padre di lei.
Teniamo presente che i Serenelli condividevano l’abitazione con la famiglia Goretti e Maria si trovava spesso in casa da sola ad accudire i fratelli più piccoli, il giovane Alessandro non riuscì ad incanalare la sua attrazione ed i suoi istinti in un normale corteggiamento e all’ennesimo rifiuto da lei la colpì più volte con un punteruolo, così si consumò il delitto.
Maria morì dopo un’operazione il giorno seguente, il 6 luglio del 1902, ma prima di spirare perdonò il suo aggressore. Serenelli fu condannato a scontare 30 anni di prigione ma durante la reclusione si pentì per quanto commesso e saputo che era stato perdonato dalla sua vittima si convertì quando sognò Maria che gli diceva che avrebbe raggiunto il Paradiso.
Scarcerato dopo 27 anni, Alessandro Serenelli chiese perdono ad Assunta la madre di Maria e fu accolto dai frati minori cappuccini delle Marche.
Serenelli soggiornò in diversi conventi svolgendo umili mansioni, l’ultimo dei quali a Macerata fino al giorno della sua morte, il 16 maggio 1970.
Rispondendo alle domande dei presenti Padre Giovanni ha letto il testamento spirituale di Alessandro Serenelli e illustrato la potenza scaturita dal perdono reciproco da parte dei protagonisti di questa toccante vicenda umana che ha portato alla redenzione di un uomo che ha sbagliato ma ha rimediato al suo errore, davvero una reale testimonianza del nostro tempo.
Gianfranco Pinna