Estate 2021, dell’era coronavirus: ci ritroviamo a distanza di un anno a contare i decessi.. pochi.. ma a constatare la forte crescita del numero dei contagi che vista l’indeterminatezza dei metodi impiegati nel calcolo rappresenta una variabile di facile manipolazione.
L’impennata è legata all’incremento del numero di test effettuati sulla popolazione residente dell’isola ma anche su una folta rappresentanza di vacanzieri arrivando così a falsare la reale percentuale d’incidenza a maggior ragione se si trascurano i dati relativi alle altre patologie: ma il mondo del dolore non è fatto solo dal covid-19.
Tanto è bastato per lanciare la variante Delta, così è stata battezzata quella che potrebbe diventare, il condizionale è d’obbligo, una nuova ondata pandemica che in Sardegna, come in Sicilia, rischia di diventare prevalente, anche se il dato non è statistico !! ma si basa sempre e solo sui campionamenti rispetto alle migliaia di tamponi effettuati, come si affrettano a precisare le autorità sanitarie regionali.
Queste sono le notizie che con echi ancora più tragici corrono sotto gli ombrelloni delle affollatissime spiagge galluresi malgrado il numero gigantesco di oltre un milione di sardi “bi-vaccinati”, neologismo coniato ad hoc per indicare chi ha ricevuto il vaccino e il richiamo, facendo finta di dimenticarci i tantissimi anziani convocati presso l’hub vaccinale allestito ad Olbia in attesa per ore sul piazzale senza riuscire a ricevere la loro dose di vaccino perché non disponibile.
Ma è proprio sul vaccino e la relativa certificazione, il Green pass, che si gioca il risiko estivo alla luce di alcuni casi di sardi e turisti ricoverati in terapia intensiva coi sintomi tipici del covid-19 che avevano comunque il Qr-code dell’avvenuta vaccinazione sullo smartphone.
Il decreto legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 21 luglio scorso ha reso obbligatorio il certificato sanitario per sedersi all’interno di bar e ristoranti o partecipare ad eventi pubblici indoor e questo de facto ha creato due categorie pandemiche: i vaccinati e i non vaccinati, divisi da una reciproca intolleranza fomentata ad arte dal compatto ventaglio massmediatico che va dai social networks all’informazione televisiva e alla carta stampata.
Anche all’interno della comunità dei fedeli assistiamo di riflesso a questa contrapposizione anziché confidare nell’antica saggezza contenuta nella tradizione della fede cristiana, attraverso il buonsenso dettato dalla considerazione accogliente dell’altro perché è nella tradizione che si trova quella percezione del bene e del male che da alla vita una direzione da seguire e un compito da svolgere.
Non è un caso che il luogo della tradizione siano le parole e i gesti e curando il loro uso possiamo sperimentare cosa significa vivere concretamente la fede cristiana nel mondo materialista e scientista contemporaneo, facendo in modo che parole e gesti si trasformino in azioni che riportino la realtà contenuta nella tradizione.
Solo facendo esperienza di questa saggezza antica possiamo vincere la paura della morte che è il detonatore che mina la relazione umana, anche fra i cristiani.
Ma per giungere a questa consapevolezza avremmo bisogno di un Sant’Efisio del terzo millennio, di un martire santo che offrendo sé stesso ci possa liberare da questa peste moderna per donarci uno spirito nuovo.
Gianfranco Pinna