Dio ti Ama Immensamente

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“L’uomo è un essere sociale”, diceva il filosofo Aristotele, cioè è portato naturalmente a stringere delle relazioni con chi lo circonda. E così, fin dalla più tenera età, i bambini desiderano l’amore dei genitori e l’amicizia dei coetanei, i giovani formano dei gruppi alla ricerca di una maggiore identità, gli adulti stabiliscono relazioni volte alla formazione di una famiglia o alla condivisione di interessi particolari.

Insomma, per i più svariati motivi, non ci è possibile, per quanto si ami in alcuni casi la solitudine, vivere da soli.

“Guardate come si amano, da questo capiranno che siete miei discepoli”, diceva Gesù rivolto agli apostoli, consegnando loro il primo testamento della comunità cristiana: l’amore reciproco e la condivisione.

Come duemila anni fa, anche oggi l’invito del Signore è quanto mai attuale: siamo invitati a vivere la fede non in maniera individualistica ma comunitaria, perché attraverso l’incontro con gli altri emerga la nostra vera natura. Spesso per comodità ci rifugiamo nei classici precetti della messa domenicale, della confessione, della preghiera personale, vissuti in modo “privato”, senza tener conto di chi è seduto accanto a noi durante l’eucarestia. Certamente non siamo chiamati a essere amici di tutti ma ad essere dei cristiani disponibili e attenti agli altri, così come Gesù lo è stato con noi. Nella nostra vita, sicuramente, abbiamo fatto esperienza dell’amore di Dio, sperimentando che il Signore non ha guardato le nostre miserie ma ci ha amati cosi come siamo. Ecco, a questo siamo chiamati: riversare l’amore ricevuto su chi ci sta accanto, a partire da coloro che ci sono più vicini: familiari, amici, fratelli nella fede.

Nella vita parrocchiale spesso è difficile realizzare il comandamento di Gesù: sperimentiamo invidie, divisioni, indifferenza e egoismo, proprio là dove invece dovremmo dar prova della resurrezione di Cristo. È vero, siamo umani e come tali soggetti a tutti i peccati, ma “l’amore di Cristo ci spinge al pensiero che se uno è morto per tutti, tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro”.

Certamente, realizzare questa Parola nella nostra vita quotidiana è impossibile con le nostre forze, ma solo appoggiati in Cristo, che, se lo vogliamo, ci darà lo Spirito per amare e vivere per gli altri. Il Signore ci ama, di questo siamo sicuri, nonostante le nostre debolezze e limiti: facciamo di questo la bandiera della nostra vita e sperimenteremo l’amore reciproco. Vivere la fede da soli sarebbe troppo semplice: nessuno ci conosce, nessuno sa chi siamo, nessuno ci può ammonire….Essere inseriti in una comunità parrocchiale invece ci chiama proprio alla fraternità, che non è un sentimentalismo, ma un’esperienza concreta di Dio, che si realizza in una relazione vera e sincera con gli altri.

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